Barca a vela

Barca a vela

Valori nascosti del procedimento costruttivo delle barche a vela - Puntata 1

Didattica e tecnica

07/10/2018 - 09:12

Passo parecchio tempo a valutare le varie barche che si trovano nelle marina della mia zona (Romagna). Mi rendo conto tuttavia che molta parte del valore dell’oggetto barca rimane nascosto.

Man mano che i produttori affinano i modelli le barche si semplificano nelle parti nascoste mentre diventano sempre più imponenti nel loro aspetto esteriore più vendibile.

Un esempio per tutti sono i Bavaria, che non sono il diavolo sicuramente, ma mancano di quella ricchezza che qualifica lo yacht. Una parte di quella ricchezza, quella meno visibile ai profani era destinata alle funzioni vitali per la navigazione. Come erano costruite e a quali requisiti rispondevano le barche robuste e durevoli di un tempo?

Ad esempio se parliamo della pinna di zavorra oggi è attaccata in modo perfetto se… non si va mai a sbattere, diversamente diventa una trappola. Molte barche da crociera del passato avevano una sistemazione della pinna di zavorra molto meno pericolosa sia per la forma della zavorra, che mitigava l’impatto, sia per la parte in vetroresina emergente dal corpo canoa che aveva la funzione di distribuire meglio sullo scafo l’energia dell’urto.

Il timone ci racconta una storia evolutiva dello stesso tipo. Perseguendo migliori prestazioni e il risparmio di materiale e peso il timone ha perso lo skeg diventando così completamente a sbalzo soggetto a urti frontali e a sforzi normali alla pala. Addirittura i timoni moderni flettono così tanto che hanno bisogno di cuscinetti a ginocchio in grado di assecondare la flessione dell’asse. Questo tipo di struttura sottoposto a molti cicli di sforzo si affatica e il timone moderno, affilato come una lama, rischia da vecchio di rompersi.

Un altro punto cui vorrei rivolgere l’attenzione è la dotazione per l’ancoraggio. Nelle barche moderne a prua c’è troppa roba. Le prue si fanno sempre più affilate mentre si sono aggiunti ad ancora, bitte, passacavi, verricello e pulpito anche il tamburo dell’avvolgifiocco, spesso dotato di cima di comando, e il bompresso.

A prua non c’è più modo di fare nulla, non si riesce ad alare sulla trappa perché il verricello non ha il tamburo per la cima, i passacavi sono piccoli o non ci sono, le bitte sembrano prese dalla barca di Ken, il fidanzato di Barbie. Non si riesce a lavorare sull’ancora, quando ad esempio si è spedata anche quella del vicino, perché è lontana, quasi fuori dalla barca, e in alcuni casi anche sotto al bompresso. Come afforcare una seconda ancora se c’è solo una puleggia? Come impedire che la catena esca dalla puleggia se non vi è nulla che la tiene lateralmente quando la barca tira i bordi da sola? Con molte barche di serie si va al marina per forza.

Michele Ansaloni

PREVIOS POST
Barcolana 50, iniziano gli allenamenti di A2A Pendragon
NEXT POST
Barcolana: bonaccia tiene a terra i regatanti nella prima giornata