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La carena per tutti: la barca a vela da crociera

Didattica e tecnica

19/09/2017 - 20:35

Un tema difficile, dal momento che tutte le crociere sono diverse e non si troverà un mezzo buono per tutte. Meraviglioso il “Duncan”, lo yacht che nel romanzo “I Figli del capitano Grant” porta i protagonisti attorno al mondo alla ricerca dello scomparso capitano. Lo yacht, infatti, consente all’uomo di accedere alla natura.

Un’attività interessante, all’interno della più vasta ricerca della barca perfetta, è quella di consultare i disegni di progettisti famosi. In questo modo sembrerà di essere in crociera con loro e di apprendere i segreti di questa arte così sfuggente dal momento che i grandi progettisti hanno capito gli elementi di base che fanno di  una crociera una esperienza  interessante.

Lo spettacolo che offre il mare al largo è sempre molto affascinante mentre, man mano che ci si avvicina a terra, bastano i profumi della terraferma per farci rinascere; se a tutto ciò aggiungiamo anche una buona compagnia ed una barca confortevole allora si può dire che ne sia valsa la pena. Un altro elemento che rende memorabile la nostra crociera è farla su una barca bella e che faccia da cornice alla natura senza dimenticare il senso di autosufficienza e la capacità, tipica della civiltà orientale, di adattarsi alle forze della natura mantenendo gli obbiettivi del viaggio. 

Tornando al dunque, la crociera a vela si fa: 
•    in alto mare 
•    in equipaggio ridotto 
•    in una barca relativamente piccola 

L’elemento imprescindibile è  il vento,  una zona di bonacce infatti non è un buon posto per organizzare la nostra crociera a vela, meglio cercare Alisei e Monsoni, ma anche Maestro e Meltem non sono male. Il vento sotto costa, quando non è brezza, è pericoloso, come ci ricordano fin troppo spesso gli incidenti, per cui è meglio rimanere al largo in alto mare.
L’equipaggio dovrà essere ridotto poichè se la permanenza al largo dovesse protrarsi, essere in molti complicherebbe la vita a bordo e si creerebbe la situazione classica della nave da guerra dove, finito lo stivaggio, “tutto è a posto ma nulla a portata di mano”. La mia esperienza di skipper mi insegna che è importante stabilire una routine che dia spazio a tutti e nella quale i compiti meno remunerativi siano divisi equamente. (la comandata)

La barca poi sarà sempre piccola in relazione al vasto mare, ma deve essere piccola anche per scelta. Come dicono i pescatori, infatti, la barca migliore è la più piccola proprio per diminuire, se non altro, anche spese e sforzi dei crocieristi.

Gli elementi tecnici.

Un elemento spesso poco considerato è la quantità di vela. Una superficie velica molto grande potrebbe rivelarsi, in caso di cattivo tempo o forti raffiche di vento, un vero e proprio problema perché ci costringerebbe a togliere le vele grandi e ad armare quelle piccole, con notevole dispendio di energie. 

Negli ultimi anni, grazie ai compositi, il rapporto tra superficie velica e dislocamento è raddoppiato mentre i progettisti non fanno più attenzione alla superfice bagnata. Il risultato porta ad avere spesso troppa vela e troppo albero, facendo così divenire la barca incontrollabile sotto raffica, troppo sensibile al vento anche quando è all’ormeggio. Le vele con la base lunga, invece, avvantaggiano chi le usa, sono meno sensibili alla regolazione, spingono di più nelle andature larghe, fanno sbandare meno e navigare con un passo più spedito. Di contro, fanno meno bolina.

Michele Ansaloni

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