Giuseppe Conte, il Presidente del Consiglio

Giuseppe Conte, il Presidente del Consiglio

Ritorno al mare! Però adesso basta con le solite zavorre

Editoriale

18/05/2020 - 22:16

Ci risiamo. Sventolando lo spauracchio dell’occupazione di tanti lavoratori, Conte ha benedetto i 6.3 miliardi di euro che la Fiat Chrysler Automobiles ha chiesto per sostenere la propria attività, come finanziamento garantito dallo Stato. Il nostro Stato, l’Italia. Ma FCA non è quella società che ha sede a Londra, fattura ad Amsterdam e fra un po’ diventerà mezza francese entrando nell’orbita PSA?

Lecito per Fiat chiedere sostegno, da più di un secolo li aiutiamo a fare impresa e soldi, assurdo darglielo garantendo noi per loro, specie adesso! Perché non lo chiedono ai furbacchiotti olandesi, ai quali è stato consentito di creare una sorta di paradiso fiscale all’interno della Comunità, per cui dalle nostre attività industriali “strategiche” prendono il meglio, le imposte, lasciando a noi solo i veleni e quattro spicci da dare a chi lavora nelle fabbriche? Olandesi tanto furbi quanto inflessibili, per di più, pronti a farci il mazzo sulla storia del MEF, mettendosi di traverso sui “coronabond” e per ogni altra iniziativa che possa aiutare centinaia di milioni di persone – non solo italiani, ma greci, francesi, spagnoli, portoghesi ecc. – che questa pandemia proprio non se la sono cercata. Basta sostenere le grandi imprese private come FCA, che storicamente scaricano le perdite sulla collettività e tengono per sé i guadagni nei momenti buoni. Basta olandesi, storicamente un manipolo di scaltri mercanti, bravi nel riuscire a dettar legge, perché c’è chi glielo consente!

Di queste cose non se ne può proprio più, come della totale assenza di un piano per la ripartenza del Paese che vada oltre l’assistenza in questo momento di bisogno. Finanziare il nulla non serve a niente, anche quando i soldi sono dati a fondo perduto. Partorire un decreto di 400 pagine, per decriptare il quale ci vorranno forse mesi, nel tentativo di far fronte a un’emergenza, dà il metro di quanto l’Italia sia totalmente asservita e vittima di un sistema burocratico, di un apparato ormai talmente radicato da governare incontrastato la nostra Repubblica dalle fondamenta. Una cosa che quello ex-sovietico, a confronto, era una mammoletta. Basta burocrazia.

Norme scritte con un linguaggio incomprensibile – esemplare la parte che riguarda le concessioni demaniali per i balneari, anche ai politici che l’hanno avallata c’è voluto un giorno di lavoro dei tutor/travet per fargli comprendere cosa ci sia nel testo – che non ci spiegano quale strada prenderemo, dove andremo a parare. Anzi, una cosa l’abbiamo capita, una strada ce la vogliono far prendere, quella dell’uso massivo del monopattino, incentivatissimo, nelle nostre disastrate grandi città. Ok, personalmente siamo disposti, ci adatteremo a questa nuova soluzione di mobilità 4.0, ma solo quando vedremo loro dare il buon esempio, che scendano dalle loro auto blu e comincino a zampettare in mezzo a noi.

Per il resto nulla di rilevante da segnalare, se non lo scontro titanico fra il potere centrale e quello decentrato tutt’ora in atto, nel quale, ahinoi, ricadono le sorti anche della nostra nautica. Una filiera di eccellenza del Made in Italy, perché esporta il 90% di ciò che produce, alla quale, per altro, se la paragoniamo ad altri settori produttivi del Paese, è andata di lusso. Bravi in Confindustria Nautica a tenere alta l’attenzione di saggi e governo, sul nostro comparto, a partire da quando col DPCM 22 marzo furono autorizzate le attività di riparazione e manutenzione di navi e imbarcazioni. Ottima la sua attività sui governatori, a partire da Toti, “usati” per fare breccia nel muro del lockdown a livello regionale, facendo ripartire innanzi tutto l’attività produttiva poi anche quelle legate all’utenza, per quindi diffondere il modello anche in altre zone del Paese. Peccato, però, che questo abbia dato modo alle Regioni fino anche ai Municipi, ancora una volta, d’interpretare l’avvio della “Fase 2” a piacimento, talvolta senza nemmeno usare il buon senso. Così ognuno ha prodotto la propria ordinanza e ne è scaturito il caos, come le incessanti richieste di chiarimenti che ci arrivano continuamente in redazione da tutta Italia, stanno a testimoniare.

L’altro ieri abbiamo partecipato in videoconferenza a un incontro della stampa di settore con Confindustria Nautica, dove è stato fatto il punto della situazione: soddisfazione per quanto si è fatto finora ma anche grande determinazione per dare la spallata definitiva, quella che autorizzerà tutti noi a tornare in barca, sulla propria oppure su una noleggiata. L’obiettivo è ovviamente tornare a una condizione di normalità, la data auspicata perché ciò avvenga è quella del 1 giugno.

Proprio su questo tema, il ritorno in mare, verterà il nostro appuntamento della domenica sera, “PressMare Live”, il talk show in streaming che va in onda come al solito sulle nostre pagine Facebook e Youtube, a partire dalle 21,15. Davvero ricca la presenza degli ospiti, partendo dal presidente delle FIV, Francesco Ettorre, e dal vice presidente di Confindustria Nautica, Maurizio Balducci, in rappresentanza dei due organismi che su fronti e livelli diversi si sono confrontati in queste settimane con il Palazzo. Saranno affiancati rispettivamente da Alberto Casti, direttore di Bolina, autorevole e storica testata per il mondo della vela, e Virginio Gandini, presidente del Club del Gommone di Milano, associazione tra le più longeve, seguite e organizzate, che catalizza tantissimi appassionati di motonautica.

Parleremo del presente, di ciò che si sta facendo per tornare velocemente alla normalità, e di quello che potrà essere il futuro del nostro settore, i desiderata dei diportisti e ciò che realisticamente si potrà fare per dare rilancio a una passione, la nautica, che noi tutti nutriamo.

Fabio Petrone

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