Dario Motta, sail designer in Doyle Italia

Dario Motta, sail designer in Doyle Italia

Doyle Italia, il valore aggiunto di Dario Motta, il neozelandese

Editoriale

30/01/2020 - 19:34

Palermo, 28 gennaio 2020 - Il valore di un’azienda è dato dalle persone che ne fanno parte e le velerie non fanno certo eccezione, anzi. Nell’affidare la produzione delle nuove vele, l’armatore o il comandante spesso scelgono sulla base dei parametri più importanti, quali i materiali e le tecnologie offerte, il network più o meno internazionale, il valore del brand, non ultimo il prezzo. La vera differenza la fanno però le persone, con le loro competenze individuali e specifiche, con la loro sensibilità nel comprendere le “esigenze della barca” per produrre la vela più adatta.

Doyle Italia vanta una gestione manageriale molto dinamica, che investe con decisione in nuove competenze tecniche e punta sul capitale umano per trasferire nel miglior modo possibile al cliente la sua tecnologia allo stato dell’arte, disponibile grazie al network internazionale cui appartiene. Pressmare vi porta a conoscere gli uomini che ci sono dietro le vele Doyle, iniziando da un giovane, l’acquisto più recente, che porta un grande valore aggiunto sia al loft di Palermo che a tutto il network.

Dario Motta, 32 anni, catanese è la new entry in Doyle Italia. Quando si parla di sail designer in genere si snocciolano curriculum di vela sportiva per asseverarne l’esperienza. Anche qui non mancano, ma il vero valore aggiunto di Dario è la sua passione per la vela unita a un’esperienza internazionale di studio e lavoro che gli consente un approccio molto più completo, a tutto vantaggio del cliente armatore.

Sei appena rientrato dalla Nuova Zelanda, raccontaci di te…
Sono un velista sportivo, ho iniziato a 5 anni con il primo corso di vela, non ho mai più smesso. Ho maturato da subito la passione per la vela, i miei anni da teen ager li ho trascorsi sempre in barca: fino ai 14 anni in Optimist, secondo all’Europeo, poi sul Laser, con buoni risultati internazionali, a 18 anni ho scelto di dedicarmi all’ingegneria navale, ho conseguito la laurea triennale e poi la specialistica a Genova. In quel periodo ho cominciato a navigare su barche l’altura, dai campionati di circolo fino alla Rolex Giraglia. Terminata l’università mi sono impegnato al massimo per raggiungere il titolo di studio più importante al mondo per un sail designer: mi sono trasferito in Nuova Zelanda riuscendo a farmi ammettere al dottorato sull’aerodinamica delle vele presso la University of Auckland Yacht Research Unit. Si tratta di un’istituzione unica e prestigiosissima, fu creata per la Coppa del ’95, ed è divenuta uno dei centri d’eccellenza di ricerca, in particolare per quanto riguarda la parte aerodinamica, grazie alla sua famosa galleria del vento. Il mio progetto era specifico "sull’aerodinamica delle vele al vero", per confrontarli con i risultati numerici e validarli, i carichi dinamici sono molto più fluttuanti rispetto a quelli simulati.

Nel frattempo ho continuato l’attività velica, laggiù le occasioni non mancano mai! Barche tra i 20 e 50 piedi, dalle classiche regatine del mercoledì sera fino alle oceaniche quali la Auckland to Noumea, o la Perth to Bali. Concluso il dottorato, il naturale sbocco era quindi in veleria: sono entrato come sail designer in una grossa veleria neozelandese, questo mi ha permesso di salire su barche importanti e maxi quali CQS e adesso, otto anni dopo, sono ritornato a casa approdando in Doyle Italia. La mia passione più grande è il kite surf, che ho praticato e pratico dovunque.

Come è arrivato questo ritorno dopo aver fatto il classico cervello in fuga?
Il progetto proposto da Doyle Italia mi è parso da subito particolarmente interessante e ho accettato di tornare a casa. In Doyle conosco già Marco Bruni, che ai tempi della mia infanzia era già un giovane e affermato allenatore di Optimist, il coach di un gruppetto d’oro di ragazzini del Club Ruggero di Lauria.

Cosa riporti in Italia dalla Nuova Zelanda?
Porto l’esperienza da un mondo diverso, la Nuova Zelanda non ha paragoni. Per esempio c’è un forte stimolo all’innovazione, dato anche da una cultura diversa. Una passione per la vela che genera creatività, un pensiero out of the box, senza timore di sbagliare. Laggiù ho avuto l’opportunità di lavorare e sperimentare su barche dai 16 piedi ai Perini di 50 metri, un bagaglio di esperienza che non dovunque si può acquisire, un vantaggio importante. Avendo vissuto fuori, ho assorbito sia questa visione che l’internazionalità offerta nel nostro settore dalla city of sails, Auckland. Oggi sono conscio di sapermi relazionare con un cliente di qualsiasi parte del mondo, ho già verificato di persona questa esperienza. In Doyle abbiamo clienti di ogni genere e occorre comprenderne le esigenze al meglio, sarò un punto di riferimento per tutti i progetti che passano dall’Italia. Per me far parte del gruppo Doyle è qualcosa di molto importante, si fa parte di un network internazionale, questo comporta una condivisione di conoscenza ed esperienza ad alto livello, una grande opportunità per tutti, in particolare per il committente.

Giuliano Luzzatto
@gluzzatto

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